mercoledì 14 novembre 2007

Lettera

Caro Mauro,
Ho avuto l’onore di conoscerti un anno fa e ricordo perfettamente quel giorno; già da quel primo giorno, ebbi l’impressione di trovami di fronte a una persona straordinaria, totalmente fuori dagli schemi. Noi, spauriti studenti del primo anno, trovavamo in te un punto di riferimento, la cui umiltà e simpatia facevano sì che si creasse un rapporto studente-professore anomalo per i tempi in cui viviamo: in una società in cui spesso gli studenti hanno come unico obiettivo quello di sfangare il voto all’esame, studiando il meno possibile per poi dimenticarsi subito dopo ciò che si è appreso, tu eri riuscito a creare qualcosa di magico: un rapporto di stima reciproco che non aveva niente a che vedere con quel foglietto di carta, qualcosa che ci faceva riscoprire il lato umano delle persone, imprescindibile per chi ha deciso di orientare i suoi studi verso soddisfazioni meno tangibili del denaro. Pertanto mi intristisce molto pensare alle generazioni di studenti che mi seguiranno che non avranno la fortuna di poter usufruire dei tuoi insegnamenti, della tua simpatia, della tua passione..
Trovandomi all’estero da alcuni mesi non ho avuto l’occasione di darti l’ultimo saluto, pertanto ti lascio queste poche righe (neanche scritte troppo bene) per dirti ancora una volta GRAZIE, grazie per tutto quello che hai fatto per noi…
Ci mancherai moltissimo..
Nino

martedì 13 novembre 2007

Da Isabella Collodi

Caro Mauro, mi commuove e mi consola leggere le parole dei tuoi studenti e dei tuoi colleghi e vorrei raccontare a tutti la tua ultima, grande lezione : siamo in ospedale , nel corso di un'estate
terribile, tu non ti puoi muovere e certamente hai capito l'estrema gravità del tuo male.
Eppure ci accogli tutti con la tua solita simpatia, col tuo sorriso e ci chiedi di noi, dei nostri progetti, delle nostre speranze, tu che sai di non averne più.
Sei pronto a rallegrarti di ogni piccola cosa, un caffè al bar, un soffio di vento che interrompe l'afa, la torta di Marina con scritto " Forza Mauro" un libro , le cime degli alberi, l'ultima sigaretta. Ti impegni in un recupero impossibile con un coraggio leonino e mai ti inasprisci e mai
rinunci al tuo umorismo alla tua voglia di amicizia:riesci ad umanizzare anche gli infermieri e i medici che dicono di te: " è una persona eccezionale" .
Ed io ogni volta torno a casa col dono della tua dignità , della tua gentilezza.
Penso a Susanna a Tommaso e a Carlotta. a Stefania e Alberto, a tutti i tuoi amici, Fabio , Marina, Elisabetta, Letizia e Massimo, Mauro, Antonio e Jonathan, Corinna e tanti altri e vorrei dire a tutti: facciamo una festa, portiamo tutti qualcosa da mangiare e brindiamo a te , tutti insieme, per dirti grazie di esserci stato e di averci insegnato, fino all'ultimo che il coraggio e la mitezza sono molto più forti dell'arroganza e che - per citare Umberto Saba - " Ancora esiste la grazia - e che il mondo - TUTTO IL MONDO - ha bisogno di amicizia"
Ti abbraccio forte, Mauro, ovunque tu sia.
Isabella

Una canzone-poesia per il prof

IL CARROZZONE
Renato Zero – 1978

Il carrozzone va avanti da sé,
con le regine, i suoi fanti, i suoi re.
Ridi buffone per scaramanzia,
così la morte va via….
Musica gente, cantate che poi…
Uno alla volta si scende anche noi.
Sotto a chi tocca, in doppiopetto blu….
Una mattina sei sceso anche tu…

[………..]

E il carrozzone riprende la via,
facce truccate di malinconia.
Tempo per piangere, no… non e n’è…
Tutto continua, anche senza di te…

[………..]

Con le regine, con i suoi re,
il carrozzone va avanti da sé.

Caro Mauro,
“con le regine, con i suoi re il carrozzone va avanti da sé” e “tutto continua anche senza di te”, ma credimi non è affatto la stessa cosa. Proprio no.
“Tempo per piangere, no… non ce né…” E tu, a vederci piangere, ti faresti una di quelle tue inconfondibili risate sornione…
… Ma tutti noi, senza di te sentiamo un grande senso di vuoto…
Tutti noi che ti abbiamo voluto bene (e sempre te ne vorremo) per tutto quello che ci hai insegnato e per quanto ci hai aiutato… ancora andiamo avanti con “facce truccate di malinconia”. E le nostre facce saranno sempre truccate di malinconia, ogni volta che penseremo alla tua disponibilità nei nostri confronti e al tuo aiuto…. E bastava sempre solo un grazie.
Siccome a me hai aiutato tantissimo, ti penserò sempre spesso con riconoscenza e cercando, per quanto ne sarò capace, di seguire i tuoi insegnamenti.
Grazie di tutto prof.

Con viva cordialità (… così chiudevi quasi sempre le tue lettere…),

Antonio

giovedì 1 novembre 2007

...per non sentirmi solo...

E' passato più di un mese. E Mauro mi manca tantissimo.


In queste settimane tante parole ho rivolto a Mauro e col pensiero ho scritto tanti fogli, alla mattina sobbalzando tra sanpietrini e tombini o la sera tornando a casa seguendo il Tevere con la vespa sulla quale più volte Mauro era salito dietro di me.


Mi sono incupito, qualche volta ho pianto, ho riso ripensando a momenti insieme, a battute e a storie. Lo Zaire, il movimento sandinista, Cambridge, gli Stati Uniti, un campo da calcio a Roma, i preti irlandesi...eh eh quante storie Mauro! Quante volte e a quanti le hai raccontate!


Io sono uno di quelli, e quelle storie me le ha raccontate un trentina di volte ciascuna.


Andai da Mauro appena iscritto e gli dissi: “Io mi voglio laureare con lei, mi faccia il piano di studi”. Mi laureai anni dopo che, come tanti, eravamo già amici e l'amicizia è proseguita oltre negli anni. Ogni tanto passavo in facoltà e scendevamo giù, birra o caffè, si parlava di equo-solidale e dei miei fatti personali (negli anni lui aveva conosciuto tutte le mie ex...), della sua famiglia, dell'università, dei casini al dipartimento e di progetti da fare insieme corsi e seminari sull'economia solidale, progetti da qualche parte, due articoli che prima o poi avremmo dovuto scrivere insieme e che rimandavamo sempre (o meglio rimandavo)...

Amico e maestro, si. Come tanti suoi allievi che per anni, finita l'università, hanno sempre sentito il suo studio come una casa e in avevano Mauro un amico da passare a salutare per non dir nulla di particolare ma scroccare solo una sigaretta oppure come il maestro con il quale confrontarsi in momenti di scelte importanti, un cambio di lavoro o altro, e il punto di riferimento su tante cose.


Ma torno a queste settimane e alle mattine in vespa sul lungotevere, e ai tanti pensieri.

Pensando a Mauro, pensando a il tanto che mi lascia e al tanto che gli devo, una la ho sentita a pelle più di altre nei giorni passati: le idee senza uomini sono poco. Si dice che si possono rinchiudere uomini ma le idee continueranno. Ma io penso a Mauro, e penso che le sue idee avevano valore in primis perché erano le sue ed era lui a viverle e a trasmetterle. E a trasmettermele. Il mio pensiero ed il mio scrivere si fanno ora confusi e pertanto smetto di provare a trascrivere i pensieri pasticciati di una qualche piovosa mattina di ottobre.


Volevo comunque condividere con voi poche righe, così per non sentirmi solo nel vuoto che provo e perché mi riconosco in chi ha un debito di vita con Mauro, con chi si riconosce allievo di Mauro e sa che lo sarà per sempre e soprattuto con chi a Mauro voleva bene.

Come io gliene volevo e come so Mauro me ne voleva.


Vittorio