giovedì 1 novembre 2007

...per non sentirmi solo...

E' passato più di un mese. E Mauro mi manca tantissimo.


In queste settimane tante parole ho rivolto a Mauro e col pensiero ho scritto tanti fogli, alla mattina sobbalzando tra sanpietrini e tombini o la sera tornando a casa seguendo il Tevere con la vespa sulla quale più volte Mauro era salito dietro di me.


Mi sono incupito, qualche volta ho pianto, ho riso ripensando a momenti insieme, a battute e a storie. Lo Zaire, il movimento sandinista, Cambridge, gli Stati Uniti, un campo da calcio a Roma, i preti irlandesi...eh eh quante storie Mauro! Quante volte e a quanti le hai raccontate!


Io sono uno di quelli, e quelle storie me le ha raccontate un trentina di volte ciascuna.


Andai da Mauro appena iscritto e gli dissi: “Io mi voglio laureare con lei, mi faccia il piano di studi”. Mi laureai anni dopo che, come tanti, eravamo già amici e l'amicizia è proseguita oltre negli anni. Ogni tanto passavo in facoltà e scendevamo giù, birra o caffè, si parlava di equo-solidale e dei miei fatti personali (negli anni lui aveva conosciuto tutte le mie ex...), della sua famiglia, dell'università, dei casini al dipartimento e di progetti da fare insieme corsi e seminari sull'economia solidale, progetti da qualche parte, due articoli che prima o poi avremmo dovuto scrivere insieme e che rimandavamo sempre (o meglio rimandavo)...

Amico e maestro, si. Come tanti suoi allievi che per anni, finita l'università, hanno sempre sentito il suo studio come una casa e in avevano Mauro un amico da passare a salutare per non dir nulla di particolare ma scroccare solo una sigaretta oppure come il maestro con il quale confrontarsi in momenti di scelte importanti, un cambio di lavoro o altro, e il punto di riferimento su tante cose.


Ma torno a queste settimane e alle mattine in vespa sul lungotevere, e ai tanti pensieri.

Pensando a Mauro, pensando a il tanto che mi lascia e al tanto che gli devo, una la ho sentita a pelle più di altre nei giorni passati: le idee senza uomini sono poco. Si dice che si possono rinchiudere uomini ma le idee continueranno. Ma io penso a Mauro, e penso che le sue idee avevano valore in primis perché erano le sue ed era lui a viverle e a trasmetterle. E a trasmettermele. Il mio pensiero ed il mio scrivere si fanno ora confusi e pertanto smetto di provare a trascrivere i pensieri pasticciati di una qualche piovosa mattina di ottobre.


Volevo comunque condividere con voi poche righe, così per non sentirmi solo nel vuoto che provo e perché mi riconosco in chi ha un debito di vita con Mauro, con chi si riconosce allievo di Mauro e sa che lo sarà per sempre e soprattuto con chi a Mauro voleva bene.

Come io gliene volevo e come so Mauro me ne voleva.


Vittorio

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