mercoledì 3 ottobre 2007

Ricordo di un collega

Mauro Mellano è scomparso il 21 settembre scorso, all’età di 63 anni, dopo qualche mese di malattia. Ancora a maggio era in piena attività, nonostante l’insorgere dei primi segni del male. Insegnava ‘Cooperazione allo sviluppo’ e ‘ Commercio internazionale e sviluppo’ alla ‘Sapienza’.
Per generazioni di studenti è stato maestro, amico e difensore, nelle migliori tradizioni della facoltà di Economia e del suo ‘sesto’ piano, da Federico Caffè in poi. Il tempo che profondeva per risolvere i problemi degli studenti, specialmente di quelli più bisognosi, non aveva paragoni fra i docenti della sua generazione. Le strutture delle quali disponeva egli le metteva a disposizione di chiunque potesse utilizzarle in modo fruttuoso. La sua opera era preziosa per ricomporre ogni attrito o frattura insorta fra corpo accademico e studenti o per indicare i possibili miglioramenti alla situazione esistente. La sua umanità, il suo sorriso e l’aria apparentemente scanzonata predisponevano l’interlocutore a discutere le questioni in termini pacati e propositivi. Si faceva anche apprezzare per l’understatement della sua copiosa e variegata attività scientifica, in materia di economia e politica agraria, rapporti internazionali, sviluppo economico, economia e politica ambientale, economia del terzo settore. L’approccio cooperativo gli era congeniale non soltanto nei rapporti con gli studenti, ma anche in quelli scientifici internazionali e nel difficile confronto con la realtà del sottoviluppo. La cooperazione Sud-Sud e quella con i paesi sviluppati, in particolare nell’ambito del bacino del Mediterraneo, sono state oggetto di numerose ricerche e approfondimenti teorici. La folla presente al funerale, i cartelli e le fotografie con le quali gli studenti presenti hanno tappezzato la facoltà subito dopo la notizia della sua scomparsa non sono che piccole testimonianze della traccia che egli ha lasciato. La consapevolezza dell’esistenza di un ben più ampio numero di persone che con lui e attraverso di lui serbano un buon ricordo di un’istituzione pubblica nel nostro paese ci ha indotto a rendere nota la sua scomparsa e a ricordarlo attraverso ‘il manifesto’.

Nicola Acocella

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vede Professore,
il suo ricordo postumo colpisce, ma non stupisce.

Lei, e tutti i suoi Colleghi, avete un compito in più, oltre a quello di formare giovani: far vivere Mauro nel vostro operato.

E allora, voglio augurarmi che, oltre alle belle parole che sapientemente sapete scrivere, VOI cominciate ad agire nel nome e nel modus operandi di Mauro.

Altrimenti, caro Professore, le vostre parole saranno destinate a rimanere tali e, ancora una volta, avranno riempito le vostre bocche.

Mi creda se le dico che Lei, almeno, ha scritto il vero e che il dolore per il ricordo di quanto detto dal Preside Celant (durante la cerimonia funebre) non consente, oggi, di non accomunarla a quella categoria DI CUI Mauro faceva parte e CON CUI ha dimostrato di avere ben poco in comune, qualifica a parte.

Uno Studente

Anonimo ha detto...

Trovo il ricordo del prof. Acocella (fra l'altro ottimo professore) bello e onesto, sentito soprattutto. E credo condiviso dalla maggior parte dei colleghi che erano presenti alla cerimonia. Certo, qualcuno invidioso non poteva non esserci. E chi è oltre la media le invidie le suscita, ma ne sorride superiore. Non penso sia il caso di fare polemiche. Chi era presente alla cerimonia ha sicuramente tratto le proprie conclusioni.